Il progetto The Social Gallery nasce a Seattle da un’intuizione condivisa da Giovanni Coda, regista e fotografo, e Aurora Martin, direttrice del Social Justice Film Festival. Idea di fondo? La creazione di uno spazio polifunzionale legato ai temi della giustizia sociale, dei diritti violati, negati, perduti, il tutto filtrato attraverso una prospettiva artistica che si muove come un flusso di coscienza, senza confini né barriere. La Social Gallery viene allestita a Quartu Sant’Elena, nella centrale via Eligio Porcu, contemporaneamente alla sua gemella Justice Gallery, in fase di allestimento a Seattle, con la quale sono previsti scambi culturali virtuali e fisici, nell’ottica di promuovere le istanze sociali.
COSA FACCIAMO?
Questa straordinaria galleria offre uno spazio unico dove artisti di talento possono esporre le proprie opere, creando un ambiente vibrante e stimolante per gli amanti dell'arte. L'atmosfera della galleria è accogliente e ispiratrice, con pareti bianche illuminate da luci soffuse che mettono in risalto ogni dettaglio delle opere esposte.
Opere audaci e dinamiche di artisti contemporanei trasmettono emozioni e concetti attraverso l'uso creativo di forme, colori e texture. Ogni quadro è un invito a esplorare nuove prospettive e a interpretare liberamente l'arte.
Questa sezione celebra la bellezza della natura attraverso opere che catturano la grazia e l'eleganza degli elementi naturali. Dipinti ispirati a paesaggi mozzafiato, fiori delicati , creano un'atmosfera di tranquillità e connessione con il mondo circostante.
Opere realizzate con tecnologie moderne, esplorando i confini tra arte tradizionale e digitale. Installazioni interattive e proiezioni luminose coinvolgono i visitatori in un'esperienza immersiva.
Giovanni Coda
Il 4 agosto a partire dalle ore 19,00 nello spazio della “Social Gallery” di via Eligio Porcu 43 a Quartu Sant’Elena, si inaugura in prima assoluta la mostra “Limites y Colores” firmata dal collettivo Nostra Sanctissima. L’esposizione, curata da Roberta Vanali con la direzione artistica di Giovanni Coda, sarà visibile dal martedì al sabato (ore 17.00/20.30) fino al 26 agosto ’23.
S’ispira ai versi di “Limites” di Jorge Luis Borges, la produzione ultima del collettivo NostraSanctissima, al secolo Giovanni Coda e Carla Pisu. Sodalizio nato nella prima fase dell’epoca pandemica quando, relegati nelle nostre case, abbiamo dovuto ancorarci alle nostre passioni, ossia a ciò che ci ha consentito di sopravvivere all’inferno sulla terra. E così è stato anche per i due autori. É la tematica del tempo e della caducità della vita, quella affrontata dal poeta, dei sui limiti che paradossalmente rendono l’esistenza unica e preziosa. E di fugacità esistenziale sono intrise le opere dei Nostra Sanctissima. Dalle porte murate, metafore dei limiti imposti dal tempo alla nostra vita, alle finestre aperte sull’infinito, il cui significato è sovvertito dai segni della devastazione data dai vetri rotti. Sono elementi di archeologia industriale provenienti da Portoscuso, Giba e Carbonia, luoghi dove Giovanni Coda ha girato “Il rosa Nudo” e “La sposa nel vento” e che appartengono alla collezione fotografica “Logus”. Come in un gioco di specchi gli elementi si frammentano, si moltiplicano, si sovrappongono e dissolvono. Tutto si deforma e sovverte capovolgendo la realtà e trasformandola in labirinti che si moltiplicano. Una visione simultanea trasfigurata e potenziata dall’elaborazione mediante cromatismi dai toni accesi, fluorescenti e stridenti. Icone restituite alla maniera pop, cifra stilistica che ha contraddistinto l’opera di Andy Warhol. A porte e finestre si accostano i fiori: gerbere e girasoli. Nature morte riprodotte all’infinito s’impongono allo sguardo dello spettatore alludendo a questa nostra effimera e precaria esistenza terrena. Roberta Vanali
Giovanni Coda
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PROSSIMO EVENTO
16/ 08 /2023
A più di 100 anni dalla sua nascita ad opera dell’irlandese Abraham (Bram) Stoker, il conte Dracula, da buon revenant, sembra essere risorto a nuova vita e pronunciare il suo nome scatena tuttora paure e sensazioni. Il suo fascino deriva probabilmente dal suo carattere antico ed ancestrale, se è vero che per il pubblico odierno ciò che è antico “is to be revered or feared” . Nel parlare del vampiro infatti non si può non tener conto di quanto la sua figura sia presente nella tradizione sin dai tempi più antichi. Partendo dal romanzo di Bram Stoker, creatore del personaggio letterario del vampiro Dracula, in questo testo si analizzano le caratteristiche principali dell'essere vampiro da diverse angolazioni. Il vampiro come malato, il vampiro condannato alla vita eterna, il vampiro e la sessualità repressa, il vampiro come metafora dell'Aids e cosi via. Dall'analisi del personaggio letterario si passa a quella delle creature cinematografiche, cercando di capire perché il cinema ha subìto sin dai suoi esordi la fascinazione del vampiro, dai capolavori espressionisti a Coppola. Particolare risalto viene dato alle figure femminili (Lucy e Mina) protagoniste dell’opera letteraria e alle loro mutazioni sulla scena cinematografica. Viene ampiamente trattata la simbologia del vampiro, ad esempio la rappresentazione del sangue come metafora di malattia e contagio; inoltre, la simbologia (meno evidente) dell’elemento acqua sia nel romanzo che ne cinema. Elemento strettamente collegato al viaggio, altro motivo portante di Dracula. Un viaggio in cui si imbarcherà anche il lettore, insieme ai personaggi.
: L'AUTRICE Francesca Erriu Nata a Cagliari il 16/12/72
FORMAZIONE E STUDI
PREMI E PUBBLICAZIONI
“Quella notte feci un sogno spaventoso. Vedevo una foresta di crocifissi, che gradualmente si trasformavano in alberi. Mi sembrò di vedere dapprima della rugiada o della pioggia che colava dai rami. Ma quando mi avvicinai, compresi che si trattava di sangue. (…) vidi un uomo che andava di albero in albero a raccogliere il sangue. Quando la coppa che teneva in mano fu colma, l’uomo mi si avvicinò – Bevi! – mi disse. Ma io mi sentivo paralizzato. Il sogno svanì. Ma io continuai a sentirmi debole, e a desiderare con tutto me stesso la coppa. Al risveglio vedevo sempre quella coppa, che io non potevo raggiungere, e quella terribile sete, ignota ad ogni altro uomo moderno, si insediò in me, e per sempre”.
(Testimonianza di John Haigh, omicida seriale condannato nel 1949)
PROSSIMA MOSTRA
31.08 -16.09/2023
Gianluca Chiai
Il 31 agosto secondo appuntamento nel nuovo spazio espositivo quartese “The Social Gallery” V-Art Quartu Exposition propone il progetto fotografico di Gianluca Chiai “Mare Protetto” Capo Carbonara.
La mostra è curata da Roberta Vanali mentre l’allestimento è curato da Davide Gratziu. Direzione Artistica di Giovanni Coda. L’esposizione sarà visibile dal martedì al sabato (ore 17.00/20.30) fino al 16 settembre. Ingresso libero.
In fondo fotografare è come scrivere: il paesaggio è pieno di segni, di simboli, di ferite, di cose nascoste. E’ un linguaggio sconosciuto che si comincia a leggere, conoscere nel momento in cui si comincia ad amarlo, fotografarlo. (Mario Giacomelli) Non c’è traccia di attività umana ma solo l’effetto del tempo che passa e tutto muta e consuma, nelle opere del fotografo Gianluca Chiai che mostrano il lento processo di trasformazione dell’area marina protetta di Capo Carbonara, nella costa sud-orientale sarda. Con un approccio silente e contemplativo Chiai fissa la bellezza naturale del paesaggio. Strutture pietrose, paesaggi costieri, rocce monolitiche, distese marine e il grande faro dell’isola dei Cavoli sono il pretesto per cogliere l’essenza più profonda dell’isola, con l’obiettivo di decifrare quella natura selvaggia che la contraddistingue e definire l’importanza dello spazio percepito al di là di facili intenti descrittivi. Paesaggi naturali, sintesi tra tecnica creatività e impegno per la difesa dell’ambiente, lo accostano alla ricerca e all’esperienza emozionale di Ansel Adams. Non a caso la fotografia di Gianluca Chiai è un inno alla natura tra spazi infiniti dove tutto è attesa ed equilibrio e l’elemento esasperato del bianco e nero si declina in una infinità di grigi. Abile nel realizzare immagini che conferiscono nuove possibilità di percezione con un approccio poetico e al tempo stesso spettacolare, Chiai offre ai nostri occhi vedute sublimi che suggeriscono straordinarie sensazioni di immobilità, zone altre che potrebbero appartenere a qualunque tempo, sottolineando la lenta erosione dei monoliti da parte degli agenti atmosferici e la completa mancanza di antropizzazione grazie alla tutela imposta. Roberta Vanali
Gianluca Chiai nasce a Lanusei nel 1974, vive e lavora in Ogliastra. Da sempre appassionato di fotografia e arti visive, evolve le sue conoscenze come autodidatta prima e successivamente seguendo corsi e workshops. Fotografo paesaggista dal 1993, passa occasionalmente al reportage per raccontare storie di persone che vivono sentitamente il territorio. Ha all’attivo numerose mostre personali e collettive, vince il premio San Giorgio con "Adriano e il Fiume", la storia di un pescatore, partecipa alla rassegna A.Banda 2017,2020,2021,2022. Ha un archivio fotografico del centro Sardegna. Esplora e osserva assiduamente il variegato territorio dove abita, studia le piante e le rocce, ricerca l’armonia nelle forme e nelle trame della natura. Coltiva una libreria e un giardino. Si ispira ad Ansel Adams, scatta fotografie per spirito di libertà e di ricerca, concepisce la pratica fotografica come un percorso di analisi volto a conoscere e rivelare il mondo oltre il suo aspetto apparente. Il prodotto ultimo e tangibile di questa ricerca è la fotografia.
Gianluca Chiai
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PROSSIMA MOSTRA
21/09-06/10 2023
Il 21 settembre terzo appuntamento nel nuovo spazio espositivo quartese “The Social Gallery” V-Art Quartu Exposition propone il progetto fotografico di Josephine Sassu "Se non riesco a ridiventare scimmia provo a ridiventare giardino."
La mostra è curata da Roberta Vanali mentre l’allestimento è curato da Davide Gratziu. Direzione Artistica di Giovanni Coda. L’esposizione sarà visibile dal martedì al sabato (ore 17.00/20.30) fino al 6 Ottobre. Ingresso libero.
L’autoritratto come luogo di confronto, come spazio di affermazione identitaria, come urgenza per esternare la propria personalità e prendersene cura. Ma sopratutto ideale metodo di sovvertimento degli stereotipi femminili nell’ottica di un’epoca in cui la donna vive sempre più uno stato di incertezza e paura. In quest’ultimo progetto fotografico Josephine Sassu indaga il ruolo della donna, il rapporto del corpo con lo spazio circostante e la necessità dell’auto rappresentazione come processo terapeutico, potente mezzo per attuare un’evoluzione profonda e celebrarne la sacralità. L’artista, impegnata in molteplici campi d’azione tra cui quello della performance, mimetizza il suo corpo con la natura. Attinge alla sua personale storia, scava alla ricerca delle proprie radici attraversando il tempo e lo spazio. Tra denuncia sociale e introspezione, Josephine Sassu si pone in linea con quella che è la ricerca di Ana Mendieta, ossia fondersi con gli elementi della natura mediante mimesi per ritornare alle origini, per ricongiungersi col cosmo la cui energia unisce l’elemento umano al divino. E come sottolinea la Mendieta: “La mia arte è cresciuta nella convinzione di un’energia universale che scorre attraverso ogni elemento, dall’insetto all’uomo, dall’uomo al fantasma, dal fantasma alla pianta, dalla pianta alla galassia”.
Già presentato in un altro contesto, il progetto, in questo frangente, assume anche un altro significato. L’artista mette a disposizione elementi della natura per essere “indossati” dal pubblico che mimetizzato potrà realizzare dei selfie - tecnica utilizzata dall’artista per le opere in mostra - per uno scambio reciproco tra l’autrice e gli spettatori attraverso un coinvolgimento ironico e nel contempo ludico. Elementi che caratterizzano il percorso di Josephine Sassu sin dai suoi esordi insieme alla fascinazione e alla contemplazione del mondo della natura che accosta alla visione fugace ed effimera dell’esistenza.” Roberta Vanali
Sono molteplici i campi d’azione di Josephine Sassu (Emsdetten 1970, vive e lavora a Banari) che gioca con l’ambiguità della rappresentazione per aprire scenari inattesi, talvolta grotteschi altri apparentemente fiabeschi, dove rivela un forte legame col suo vissuto e la contemplazione dell’imprescindibile mondo della natura. La sua è una visione effimera, a tratti romantica, che vuole essere metafora dell’esistenza. Un’esistenza gravosa che affronta con ironia e leggerezza tra atmosfere sospese e un vago senso di inquietudine.
Qual è la tua formazione e quali i modelli di riferimento?
La mia formazione è stata piuttosto ortodossa: finiti gli studi dell’obbligo (che all’epoca, negli anni Ottanta, si fermavano con il triennio delle medie), mi iscrissi al glorioso Istituto d’Arte Filippo Figari, di Sassari, oggi liceo artistico; un po’ per fortuna, un po’ per intuito, perché venivo da un percorso scolastico decisamente deprimente (sia dal punto di vista didattico che sociale), e io stessa credo fossi un caso umano abbastanza ingarbugliato (non so poi quando e se definitivamente districato negli anni).
Dopo la maturità artistica, nel 1989, il caso volle che si istituisse, sempre a Sassari, la nuova Accademia di Belle Arti Mario Sironi, e fu per me abbastanza naturale continuare il percorso di studi artistici, sebbene non avessi la minima idea, una volta finiti gli studi, di autodeterminarmi come artista.
Sin dall’inizio del mio percorso artistico,ho sempre detto quanto sia stata determinante per me l’opera di Pino Pascali (di cui mi occupai anche nella mia tesi di storia dell’arte): importante non solo, né tanto, dal punto di vista estetico, ma piuttosto per il suo approccio giocoso, e serio ad un tempo, al processo creativo dell’opera.
Ho anche sempre detto che se non avessi letto la trilogia degli antenati di Italo Calvino, forse non avrei mai trovato la spinta propulsiva iniziale per poter lavorare. Sono certa di non aver mai abbandonato né tradito questi due miei mentori immaginari, sebbene io sia artisticamente politeista e, nel camminare a zonzo nel mio percorso, sono state importati anche artiste come Gina Pane, Yayoi Kusama e Luise Bourgeois.
Ultimamente ho una cotta per CaiGuo-Qiang: trovo abbia un senso dell’effimero più che maestoso, scevro dai folklorismi tipici degli spettacoli pirotecnici, lirico e nichilista; per come sono fatta io, al suo posto sarei già saltata in aria cento volte, ma, anche se non amo l’odore della polvere da sparo, in questo momento vorrei essere lui.
Da sarda poi non posso non nominare Maria Lai, ma, vista la fortuna e il clamore della sua opera, temo sia presuntuoso da parte mia tracciare una vicinanza elettiva che possa sembrare opportuna.
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PROSSIMA MOSTRA
06/10/2023
PRESENTAZIONE
di Roberta Vanali (Edizioni La Zattera)
Il 6 ottobre 2023 alla “The Social Gallery” di Quartu Sant’Elena – ore 18.30, via Eligio Porcu- verrà presentato il volume “XXI Arti Visive in Sardegna nel Millennio” di Roberta Vanali (Edizioni La Zattera). La presentazione è curata da Duilio Caocci. L’evento è inserito nel progetto V-Art Quartu Exposition – Direzione Artistica di Giovanni Coda. Ingresso libero.
Costituito da 80 interviste realizzate nel corso di oltre vent’anni ad artisti, critici, collezionisti, galleristi e operatori culturali, il libro ha l’obiettivo di restituire il panorama delle arti visive in Sardegna attraverso le loro testimonianze. Dando voce alle influenze che hanno segnato il percorso di ognuno degli artisti, gli eventi determinanti della loro carriera, le linee fondamentali che conducono alla personale cifra stilistica e all’individuazione degli elementi espressivi, mediante un rapporto di ascolto, fiducia e collaborazione instaurato negli anni.
Scrive nella prefazione il prof. Franco Masala: "Il terzo millennio ha già vent’anni e forse consente di tracciare un primo consuntivo in diversi ambiti. È ciò che fa Roberta Vanali, forte della ormai lunga militanza nel campo della critica d’arte contemporanea, riguardo alle vicende artistiche della Sardegna. Mediante un approccio decisamente originale - l’intervista diretta - l’autrice delinea un quadro estremamente interessante dello stato dell’arte nell’Isola attraverso riferimenti ad artisti ben noti e consacrati ma anche a giovani ed emergenti che, pure soltanto a un primo sguardo, delineano un risultato vario e sfaccettato. Disseminate in diverse riviste cartacee o sul web, e quindi on line, le interviste sono qui disponibili tutte insieme, consentendo una visione completa che ciascuno può ricomporre secondo i propri interessi"
Suddivisa in tre parti – rispettivamente dedicate agli Artisti, agli Operatori culturali e spazi espositivi e infine ai Collezionisti –, si tratta di una panoramica ampia e diversificata, arricchita dalle voci dei protagonisti, pazientemente intervistati uno a uno dall’autrice.
Roberta Vanali è critica e curatrice d’arte contemporanea. Ha studiato Lettere Moderne con indirizzo Artistico all’Università di Cagliari.
Per undici anni è stata Redattrice Capo per la rivista Exibart e dalla sua fondazione collabora con Artribune, per la quale cura due rubriche: Laboratorio Illustratori e Opera Prima.
Per il portale Sardegna Soprattutto cura, invece, la rubrica Studio d’Artista. Orientata alla promozione della giovane arte con una tendenza ultima a sviluppare ambiti come illustrazione e street art oltre alla pittura, ha scritto oltre 500 articoli e curato circa 150 mostre per gallerie, musei, centri comunali e indipendenti. Tra le ultime: la doppia mostra di Carol Rama in Sardegna,
L’illustrazione contemporanea in Sardegna, Archival Print. I fotografi della Magnum. Nel 2006 ha diretto la Galleria Studio 20 a Cagliari.
Ha ideato e curato la galleria online Little Room Gallery (2010-13). Ha co-curato le mostre del Museo MACC (2015-17), per il quale nel 2018 è stata curatrice.
Dal 2022 è membro del comitato scientifico del V-Art Festival Internazionale Immagine d’Autore. Ha scritto saggi e testi critici per numerosi cataloghi e pubblicazioni.
Il cinema è l’altra sua grande passione.
PROSSIMA MOSTRA
14/10-26/10 2023
di Giusy Calia
Il 21 settembre terzo appuntamento nel nuovo spazio espositivo quartese “The Social Gallery” V-Art Quartu Exposition propone il progetto fotografico di Josephine Sassu "Se non riesco a ridiventare scimmiaprovo a ridiventare giardino."
La mostra è curata da Roberta Vanali mentre l’allestimento è curato da Davide Gratziu. Direzione Artistica di Giovanni Coda. L’esposizione sarà visibile dal martedì al sabato (ore 17.00/20.30) fino al 6 Ottobre. Ingresso libero.
“Si focalizza sul concetto del distacco emotivo e sulla fascinazione del corpo femminile con l’obiettivo di sondare le fragilità esistenziali, quelle più radicate e pervasive nel substrato dell’animo umano, il territorio d’indagine del progetto ultimo di Giusy Calia. Quel distacco che è sinonimo di abbandono dove il passato è ormai irrimediabilmente perduto e il futuro mai avrà un volto. Sul filo della memoria prospettive inconsuete si aprono ai nostri occhi. Il mondo visto dall’alto di Giusy Calia è fatto di ruderi di archeologia industriale, di saline prosciugate e dighe abbandonate dove è l’acqua l’elemento unificante di un dialogo che si snoda all’infinito. Acqua come elemento di purificazione, come principio primordiale da cui tutto nasce. Come simbolo di purezza e rinascita spirituale, per svelare la natura più intima delle cose e rivelare uno sguardo introspettivo ed esclusivo. Perché l’acqua è la costante incontrastata del percorso artistico di Giusy Calia che le consente di estendere lo sguardo, di acquisire una visione altra della realtà. Quella visione soggettiva che in quest’ultimo progetto acquisisce con l’ausilio di un drone. L’artista costruisce articolati set fotografici, che restituisce concepiti come tagli cinematografici a volo d’uccello, luoghi fisici dalla valenza psichica, spazi che delimitano, definiscono e separano, abitati da fantasmi della memoria che aleggiano in un lento fluire dove morte e rinascita prendono forma. La componente onirica di ascendenza romantica avvolge e coinvolge. Spazio e tempo si annullano vicendevolmente con effetto catartico capace di smuovere i traumi della coscienza ed esorcizzarli. Drappi, fili e corde come possenti ancore suggeriscono l’incapacità di staccarsi dal ricordo, da ciò che è oramai perduto e dall’illusione di poterlo infine ritrovare altrove. È in divenire il progetto fotografico di Giusy Calia che ha coinvolto le donne che gravitano nella sua vita e fanno parte di quell’intreccio di relazioni intessuto negli anni e diventato mezzo di ispirazione e riflessione. Riflessione che chiama bellezza ed evoca stupore”. Roberta Vanali
Nata a Nuoro e vive e lavora tra Sassari e Siena.
È laureata in Lettere moderne con una tesi dal titolo Il daimon goethiano dal Prometeo al Meister e in Filosofia con una tesi dal titolo Alda Merini: un’anima sconosciuta. Ha frequentato un Master Professionale di fotografia alla John Kaverdash School di Milano, specializzandosi in Moda, Reportage, Still life, Mock up, Camera Oscura, Fotoritocco, Comunicazione Visiva.
Nel 2007 ha frequentato il Corso Alta Definizione Cinematografica della New York Film Academy. Nel 2011 ha conseguito il Dottorato di Ricerca in “Logos e rappresentazione” – Sez. “Comparatistica: letteratura, teatro, cinema” presso l’Università degli Studi di Siena (sede di Arezzo) con una tesi sul rapporto tra immagine e parola nella storia della rappresentazione della follia.
Ha pubblicato presso i “quaderni Warburg Italia” un racconto fotografico svolto all’interno dei manicomi in varie regioni italiane.
Ha avuto varie collaborazioni con registi e poeti.
Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private.
PROSSIMA MOSTRA
dal 4/11 al 28/11 2023
Direttore artistico Giovanni Coda
Direttore artistico Giovanni Coda
Un incontro fotografico per raccontare mondi, luoghi lontani e opportunità negate. Una mostra solidale per sensibilizzare e promuovere l’attenzione verso i progetti internazionali a supporto delle piccole comunità negli angoli più remoti dell’Africa che necessitano di prodotti medici di base e strutture per l’assistenza medica.
Un incontro fotografico per raccontare mondi, luoghi lontani e opportunità negate. Una mostra solidale per sensibilizzare e promuovere l’attenzione verso i progetti internazionali a supporto delle piccole comunità negli angoli più remoti dell’Africa che necessitano di prodotti medici di base e strutture per l’assistenza medica.
Il 4 novembre si inaugura a Quartu S. Elena alle 17.00 la mostra fotografica “Estroverso-Metainverso – La cura dell’incanto” nella Sala Affreschi dell’Ex Convento dei Cappuccini in via Brigata Sassari n. 35, organizzata dall’associazione di volontariato “Farmacisti nel Mondo”, sotto la direzione artistica del regista e fotografo Giovanni Coda.
Una mostra solidale per sensibilizzare e promuovere l’attenzione verso i progetti internazionali a supporto delle piccole comunità negli angoli più remoti dell’Africa che necessitano di prodotti medici di base e strutture per l’assistenza medica. Una mostra che riflette un mondo abitato da persone straordinarie che coltivano la speranza nell’altro. Volti, attimi, riflessioni: istantanee di una quotidianità potente che si affida con rara bellezza e autenticità all’occhio del fotografo e raccontano, attraverso gli sguardi e le testimonianze dei volontari, il senso dell’umanità. Le fotografie della mostra “EstroversoMetainverso – La cura dell’incanto” sono di Rosario Longobardi, presidente di Farmacisti nel Mondo Odv. Una selezione degli scatti realizzati in diverse località dove Farmacisti nel Mondo ha operato in questi anni. Insieme a Longobardi, i responsabili e coordinatori della mostra fotografica sono: Patrizia Pulcini, vicepresidente dell’associazione e responsabile dei progetti internazionali, Federica De Villa, ambasciatrice e coordinatrice per la Sardegna di Farmacisti nel Mondo, e Fabrizio Daddi, ambasciatore e coordinatore per la Sardegna di Farmacisti nel Mondo. Il progetto è sostenuto da Network Farmacia Dinamica e Associazione Comitato di Amicizia ODV. All’interno della mostra saranno presenti tutti i materiali dell’associazione Farmacisti nel Mondo, nata per costruire nuove connessioni, creare relazioni e integrare conoscenze.
Le fotografie della mostra “Estroverso-Metainverso – La cura dell’incanto” sono di Rosario Longobardi, presidente di Farmacisti nel Mondo Odv. Una selezione degli scatti realizzati in diverse località dove Farmacisti nel Mondo ha operato in questi anni. “Farmacisti nel Mondo è una realtà associativa che vuole fare cooperazione internazionale senza trascurare la realtà delle comunità locali, ma anzi coinvolgendole nelle proprie iniziative, stando fra la gente e con la gente – ha spiegato Longobardi durante la conferenza stampa di presentazione del 27 ottobre nella Sala Affreschi dell’Ex Convento dei Cappuccini a Quartu S. Elena -
Si tratta di un progetto itinerante con un obiettivo trasversale: non solo promuovere raccolta fondi per iniziative solidali, ma creare una connessione sentimentale con le comunità di riferimento attraverso la promozione di eventi culturali, ludici e sportivi. Il nostro è un modello di foundraising inclusivo e partecipativo che si realizza attraverso i nostri farmacisti-ambasciatori ma non solo: anche i cittadini volontari possono a loro volta diventare ambasciatori contribuendo alle nostre iniziative. Il titolo del progetto “Estroverso-Metainverso” si riferisce proprio a questa doppia chiave di lettura: aperti al mondo ed al contempo impegnati nella realtà e nei luoghi della vita (il metainverso è un termine di fantasia utilizzato in opposto alla dimensione virtuale del metaverso, appunto).
Per questo fra le finalità dell’Associazione vi è anche quella di portare fisicamente, non solo virtualmente le persone a conoscere i progetti curati dai Farmacisti del Mondo in giro per i vari continenti”.
Oltre a Longobardi, i responsabili e coordinatori della mostra fotografica sono: Patrizia Pulcini, vicepresidente dell’associazione e responsabile dei progetti internazionali, Federica De Villa, ambasciatrice e coordinatrice per la Sardegna di Farmacisti nel Mondo, e Fabrizio Daddi, ambasciatore e coordinatore per la Sardegna di Farmacisti nel Mondo. Il progetto è sostenuto da Network Farmacia Dinamica e Associazione Comitato di Amicizia ODV. “La Farmacia De Villa ha deciso di sostenere questo progetto insieme alla rete Farmacia Dinamica che conta un network sparso in tutto il territorio regionale, con un occhio costante al servizio del cittadino – ha aggiunto Daddi - Allargare lo sguardo oltre la nostra comunità per abbracciare un grande obiettivo solidale è stata la naturale conseguenza di questo approccio. Ringraziamo anche il parroco Don Fadda che ci ha supportato e ci supporta in questa ed altre iniziative”. All’interno della mostra saranno presenti tutti i materiali dell’associazione Farmacisti nel Mondo, nata per costruire nuove connessioni, creare relazioni e integrare conoscenze.
La cura della direzione artistica è affidata a Giovanni Coda, fotografo e regista pluripremiato nel mondo per le sue opere cinematografiche, che nella sua lunga carriera ultratrentennale di scatti fotografici, opere di video-arte e film si è sempre distinto per il suo sguardo autoriale dal forte impegno sociale, con diverse forme d’arte tra cinema, teatro, fotografia e performance in Italia e all’estero: “Sono onorato di curare la direzione artistica di questa iniziativa, che parte dall’impegno di Farmacisti nel Mondo per creare, attraverso l’arte, un ponte di solidarietà fra le persone e le comunità. Questo progetto, che sostiene la raccolta fondi per la costruzione di un dispensario farmaceutico in Angola, parte da Quartu Sant’Elena attraverso l’incontro fra gli ambasciatori locali dell’Associazione dei Farmacisti ed il collettivo V Art Exposition, con una selezione di 40 fotografie scattate nei luoghi in cui operano i Farmacisti nel Mondo. La targa che abbiamo voluto consegnare nelle mani del Sindaco è un riconoscimento anche nei confronti dell’intera comunità quartese, tradizionalmente aperta al dialogo e alla solidarietà”.
FARMACISTI NEL MONDO | ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO
L’associazione di volontariato Farmacisti nel mondo Odv, la Farmacia nella cooperazione, nasce con l’obiettivo di promuovere attraverso i presidi delle Farmacie nazionali e grazie alla sensibilità dei Farmacisti Ambasciatori, la diffusione del concetto di cooperazione e promozione sanitaria. Utilizzando eventi culturali e sensibilizzazione sociale, si cerca di promuovere la divulgazione dei progetti internazionali. Opera attraverso i Farmacisti Ambasciatori e le Farmacie aderenti, anche nelle comunità locali italiane, propone eventi di sensibilizzazione e solidarietà, affinché la Farmacia possa recuperare la centralità di comunità e diventare nuovamente un punto di riferimento.
Gli strumenti di azione utilizzati dall’associazione sono diversi e misurati in base al luogo e alla tipologia di intervento:
Micro progetti di educazione sanitaria
Visite gratuite organizzate con farmacisti e medici volontari
Opportunità di studio e formazione
Sostegno e collaborazione con altre realtà associative
Sensibilizzazione e promozione di tematiche particolarmente legate a problematiche sociali di emarginazione e discriminazione, con particolare attenzione alle problematiche delle persone più deboli, donne, bambini e anziani residenti nei paesi più poveri di risorse.
Per info raccolta fondi: Associazione di volontariato Farmacisti nel mondo – Numero verde: 800405999 – Whatsapp: 371 4895370 – info@farmacistinelmondo.org – www.farmacistinelmondo.org
PROSSIME TAPPE
Dopo la tappa inaugurale di Quartu Sant’Elena la mostra farà tappa l’anno prossimo anche in altre città dell’isola: a Oristano, al Museo Diocesano; a Nuoro, al Man_Museo d’Arte; a Sassari al palazzo ducale, e infine a Cagliari.
PROSSIMA MOSTRA
dal 11/11 al 23/12- 2023
Direttore artistico Giovanni Coda
Direttore artistico
Giovanni Coda
PROSSIMO EVENTO
11/11/2023
Direttore artistico Giovanni Coda
Corbijn nasce nel 1955 a Strijen, nei Paesi Bassi. Affascinato dal mondo musicale, nel 1972, assistendo a un concerto dal vivo scatta le sue prime fotografie. Nel 1979, per amore della musica, decide di trasferirsi a Londra ed entra in contatto con le band ed il sound più originale del momento. Dopo il 1985 fotografa prevalentemente personaggi del mondo dello spettacolo per numerose riviste. Celebri i suoi ritratti di musicisti e attori (Joy Division, Tom Waits, Depeche Mode, U2, R.E.M., John Lee Hooker, Bryan Ferry, Rolling Stones, Frankie Goes To Hollywood, Nick Cave, ecc.). In tal periodo inizia a girare come regista i suoi primi videoclip (a tutt’oggi oltre 60) per gli artisti più disparati. Nel 1994 viene premiato con un MTV Video Music Award per il video del brano dei Nirvana Heart Shaped Box e vince il Dutch Photography Award. Nel 2007 esce il suo primo film, Control, biografia di Ian Curtis, cantante dei Joy Division. Nel 2009 collabora ancora con gli U2 dando alla luce il film del loro album No Line on the Horizon intitolato Linear. Nel 2010 ritorna al cinema con The American interpretato da George Clooney e Violante Placido.
PROSSIMO EVENTO
14/11/2023
Direttore artistico Giovanni Coda
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PROSSIMO EVENTO
17/11/2023
Attore, mimo, fantasista, trasformista, Gianni Dettori fonda negli anni ’80 il celebre duo comico “Giancarlotta” con cui partecipa alle più importanti trasmissioni televisive del panorama nazionale. Dal 1997 intraprende una carriera di solista che lo porta a creare il suo “Gianni Dettori Show” (trasformista burlesco) con cui da più di trenta anni si esibisce ininterrottamente nelle più importanti città italiane. Dal 2014 è assistente alla direzione artistica dell’Ass.ne Labor V-art Festival e nel 2018 è interprete di WhiteRabbit Red Rabbit di Nassim Soleimanpour. Nel 2019 debutta lo spettacolo che racconta la sua vita artistica: ”Profession Artiste” per la regia di Jo Coda.
Gianni Dettori
Attore, mimo, fantasista, trasformista, Gianni Dettori fonda negli anni ’80 il celebre duo comico “Giancarlotta” con cui partecipa alle più importanti trasmissioni televisive del panorama nazionale. Dal 1997 intraprende una carriera di solista che lo porta a creare il suo “Gianni Dettori Show” (trasformista burlesco) con cui da più di trenta anni si esibisce ininterrottamente nelle più importanti città italiane. Dal 2014 è assistente alla direzione artistica dell’ Ass.ne Labor V-art Festival e nel 2018 è interprete di WhiteRabbit Red Rabbit di Nassim Soleimanpour. Nel 2019 debutta lo spettacolo che racconta la sua vita artistica: ”Profession Artiste” per la regia di Jo Coda.
PROSSIMO EVENTO
18/11/2023
Direttore artistico Giovanni Coda
autori: Sanna Maria Angela
categoria: Letteratura in lingua italiana
collana: La Narrativa Della Torre
editore: DELLA TORRE
anno edizione: 2023
Di troppo pliè non è mai morto nessuno”, amava dire. Era il suo modo per sdrammatizzare tutto, per non prendersi mai troppo sul serio. Chissà che cosa penserebbe di questo abbraccio corale.
Di queste testimonianze piene di affetto che compongono un insieme di armoniosi contrasti. Sicuramente si schermirebbe, accuserebbe amiche e amici di troppa indulgenza, ma alla fine ne sarebbe felice.
E ringrazierebbe l’amica di una vita, che ha raccolto, trascritto, riscritto ciò che il suo tablet ha registrato.
Venti punti di vista (e due a due voci) su una donna che ha contribuito a scrivere la storia della danza in Sardegna e ha lasciato un’impronta indelebile del suo passaggio in chi ha lavorato con lei e in chi ha fatto parte dei suoi affetti più cari
PROSSIMO EVENTO
21/11/2023
Direttore artistico Giovanni Coda
vincitore del Premio della giuria al 48º Festival di Cannes
CARRINTON DI CHRISTOPHER HAMPTON Inghilterra 1915. Dora Carrington, giovane pittrice anticonformista, incontra Lytton Strachey, scrittore pacifista ed omosessuale. Tra i due nasce una tormentata, ma intensa e platonica relazione sentimentale. La loro storia, fatta di complicità, di appassionate discussioni sull’arte e sulla cultura, tra i matrimoni dell’una e le avventure gay dell’altro, durerà fino al 1932, anno della morte di Strachey ed anche della tragica fine di Dora. Diretto da Christopher Hampton, già abile drammaturgo, che esordisce dietro la macchina da presa, conducendo con efficacia gli ottimi Emma Thompson e Jonathan Pryce.
PROSSIMO EVENTO
28/11/2023
Direttore artistico Giovanni Coda
TINA - WHAT'S LOVE GOT TO DO WITH IT
Regia di Brian Gibson. Un film con Laurence Fishburne, Angela Bassett, Tina Turner, Vanessa Bell Calloway. Titolo originale: What's Love got to do with it. Genere Drammatico - USA, 1993, durata 122 minuti
PROSSIMA MOSTRA
dal 02/12 al 23/12- 2023
Direttore artistico Giovanni Coda
Nello spazio della “Social Gallery” in via Eligio Porcu, dopo il successo dei precedenti progetti espositivi il 2 dicembre 2023 alle ore 18.00 sarà inaugurata una nuova mostra di pittura "Antonio Pillitu (lelluzzo) Exposition". La mostra sarà visitabile fino al 16 dicembre 2023 dalle 17.00 alle 20 con l'ingresso libero.
La rivoluzione è l’armonia della forma e del colore e tutto esiste, e si muove, sotto una sola legge: la vita. Frida Kahlo Sono colori accesi su volti incompresi, sostegni di pietra che, nonostante l’aspetto solido, potrebbero crollare in un istante. È attimo infinito, che porta al colore lungo un’armonia che non vuole essere conforme, forma o nota all’osservatore. Non ci sono limiti né spazi aperti: la contraddizione dell’arte viaggia su tempi imprecisi e l’artista ne è consapevole. Tutto ciò che è, forse colore? … tutto ciò che non è, forse dolore? Pochi artisti riescono a infondere riflessioni sul dolore della vita e pochissimi sono in grado di ironizzare, attraverso l’immagine, il grottesco che dimora in ognuno di noi. “Io mangio solo per nutrire il dolore”, Alda cantava, appesa a un filo d’amore che non si è mai spezzato. Così la pittura di Antonio Pillitu, un’eleganza ruvida che si fa guardare con diffidenza, meglio la notte. Nelle tenebre delle nostre ossessioni e redenzioni. Con la velocità con cui si consuma un pasto o il sesso metropolitano. E non c’è trucco né inganno: “signore e signori venghino!” Rapiti da colori lividi, ricolmi d’amore e prospettiva. Non c’è cuore che non si spezzi, non c’è futuro che non prometta ali, alianti, voli incandescenti al “limitar di Dite”. Il mondo a chi appartiene a me, a loro o a nessuno? All’arte forse. Forse. Lasciatevi trasportare in un viaggio infinito, oscuro, ma non troppo. Non ho scritto neppure la metà delle cose che ho visto. Giovanni Coda
Grande successo
Antonio Pillitu Exposition: riflessioni sull’infinito e il grottesco della vita alla "Social Gallery" di Quartu Sant'Elena
Stasera (dalle ore 18.00), nell’ambito della XXVIII edizione del festival V-Art, l’inaugurazione della mostra di pittura curata da Giovanni Coda in cui contraddizione e ironia si fondono in opere che sfidano convenzioni e spazi aperti.
V-Art Festival Internazionale Immagine d'Autore
Fondazione di Sardegna
Fondazione Sardegna Film Commission
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PROSSIMA MOSTRA
09/12/2023
Direttore artistico Giovanni Coda
Trenta voci per una protagonista della cultura del Novecento e dell’informazione in Sardegna. A vent’anni dalla prematura scomparsa (17 marzo 2002), un libro parla di Maria Piera Mossa, la prima regista sarda. Cinema, radio, tv: «la sua presenza nei diversi campi della comunicazione è stata appassionata e instancabile », come afferma la nota di presentazione del volume che, di sicuro, merita un posto nello scaffale di storia del giornalismo in Sardegna quale preziosa testimonianza e documento da lasciare a chi vorrà approfondire i temi dell’informazione nell’Isola.
La copertina
La Società Umanitaria, la Cineteca Sarda, la programmazione radiofonica e televisiva della Sede RAI per la Sardegna sono stati gli ambiti principali della sua attività di comunicazione, informazione, creazione artistica, svolta sempre con professionalità e impegno ma anche con grande capacità di coinvolgimento, partecipazione, collaborazione di tanti. Una strenua battaglia a difesa del servizio pubblico radiotelevisivo, come strumento di crescita culturale e civile della comunità rivolto a interlocutori attivi e consapevoli, non a destinatari passivi di messaggi calati dall’alto. «Si è spesa sino all’ultimo – dice la nota – lanciando il progetto che le era più caro: il riordino dell’immenso patrimonio audio e video della RAI sarda perché venisse messo a disposizione di scuole, università, realtà culturali e associative, vere destinatarie di quel lavoro. Una vita esemplare che, attraverso il ricordo di chi l’ha conosciuta, chiama a nuove responsabilità e a un rinnovato impegno».
Nata nel 1949 a Cagliari, il padre Mario Mossa Pirisino di origini galluresi è stato un giornalista affermato dell’Unione Sarda, cronista e capo dei servizi sportivi seguiva le partite del Cagliari. Rimase storica la sua radiocronaca in diretta col capoluogo, dove migliaia di tifosi si erano radunati a Terrapieno nei pressi della sede del giornale, dallo stadio Flaminio di Roma in occasione dello sfortunato spareggio per la Serie A contro la Pro Patria, il 6 giugno 1954. Fu la prima radiocronaca, imitata vent’anni dopo quando sorsero le radio private che cominciarono a trasmettere le dirette con i radiocronisti muniti di telefono dalla tribuna dello stadio. Maria Piera respirò in casa sin da giovanissima l’aria del giornalismo, ma probabile che non fosse la sua vera aspirazione seguire le orme paterne, anche se poi il destino la portò in quella direzione.
Liceo classico al Dettori, dove conosce Peppetto Pilleri, futuro marito, compagno di lavoro ai primi tempi, e padre di Martina. Una storia, ormai di questi tempi rara, nata nei banchi di scuola, consolidata all’Università dove Maria Piera si iscrisse nella facoltà di Filosofia, nell’attività politica nelle sezioni del Pci e, a partire dal 1970, nell’associazionismo presso la Società Umanitaria e la Cineteca Sarda, lavorando con le scuole, i docenti e gli operatori culturali. Un’esperienza – scrive lei stessa nella breve nota pubblicata in apertura del volume- in assoluto più formativa e importante dal punto di vista professionale e personale.
Noi un po’ più giovani che abbiamo vissuto le medesime esperienze di Maria Piera Mossa possiamo sottoscrivere quanto da lei detto. Non a caso da quella scuola di cultura, politica e vita associativa uscirà una generazione che ha dato docenti universitari, insegnanti, ricercatori, operatori culturali, registi, musicisti, artisti, professionisti, giornalisti, tecnici. Tutti affermati, chi più chi meno, ma con la stessa passione, nel proprio campo professionale lasciando di certo un’impronta importante nella vita pubblica cittadina e regionale.
A Maria Piera non interessava il successo personale, quanto trovare uno sbocco produttivo e utile per il suo lavoro in cui credeva spassionatamente e a cui dava anima e corpo, sino all’ultimo respiro di una morte arrivata troppo presto, a soli 52 anni nel 2023 per un male incurabile che l’aveva tormentata per diversi anni, ma non per questo le aveva impedito di continuare a lavorare.
Tornando alla sua biografia, racconta di aver fatto l’operatrice culturale per un lungo periodo all’Umanitaria, guidata dall’indimenticato Fabio Masala, dirigendo corsi, seminari per adulti e insegnanti sull’uso degli audiovisivi nelle attività associative e nella scuola, organizzato convegni di studio in collaborazione con le Università di Cagliari, Pisa, Firenze sul pubblico cinematografico e sull’Educazione permanente.
In quegli anni collaborò con il celebre prof. Filippo Maria De Sanctis, presidente nazionale della Federazione dei circoli del cinema (FICC), per il quale scrisse diversi saggi “I ragazzi inventano il cinema”, “La questione meridionale”, “La Resistenza”, “I gruppi di analisi e controllo per la Tv”, pubblicati in riviste specializzate.
Per brevi periodi insegna come precarie lettere e filosofia nelle scuole pubbliche. Quasi per caso nel 1976 inizia a collaborare con la Rai (come esterna) proponendo e realizzando due cicli di trasmissioni radiofoniche sulla scuola.
Nel 1978 dopo aver vinto un concorso nazionale per laureati, viene assunta in Rai come programmista-regista, frequentando a Roma per tre mesi un corso di formazione professionale e da allora ha iniziato la sua carriera alla sede regionale Rai per la Sardegna. Sino al 1992, anno in cui sono stati chiusi gli spazi di programmazione regionale, ha ideato e realizzato programmi radiofonici e televisivi prevalentemente per il pubblico della Sardegna e più raramente per le reti nazionali.
PROSSIMO EVENTO
10/12/2023
Direttore artistico Giovanni Coda
PROSSIMO EVENTO
cortometraggio TRAVEL
14/12/2023
Direttore artistico Giovanni Coda
Giovedì 14 alle 19 è infatti in programma la presentazione in anteprima sarda del cortometraggio “Travel”, ideato e coreografato da Giovanna Stancampiano e diretto da Giovanni Coda. Il corto, ispirato al testo omonimo di Luca Chierigato, ha conquistato due importanti riconoscimenti all’ultima edizione del “Parma Internazional Music & Film Award”. Il primo è andato alla compositrice Irma Toudjian, che ha realizzato la colonna sonora del film; il secondo è stato attribuito alla coreografa Giovanna Stancampiano e al regista Giovanni Coda per il prezioso impianto artistico del lavoro. Nell'occasione introdurranno il film Giovanna Stancampiano e Giovanni Coda. Il progetto è stato realizzato in collaboraizone con l’Università della Terza Età della Sardegna.
E’ questo il felice epilogo del laboratorio di Espressione Corporea, Teatro e Danza degli allievi della Nuova Università Libera della Sardegna, Del Sapere e della Terza Età, tenutosi a Cagliari.
Il montaggio e la regia è del pluripremiato regista Giovanni Coda, dal racconto parlato di Luca Chieregato con la partecipazione dell’attore Sergio Anro’; il tutto contornato dalla musica originale della nota musicista Irma Toudjian e la magistrale coreografia di Giovanna Stancampiano.
Il cortometraggio di sette minuti al Parma international Music Film Festival, alla sua XI^ edizione, si è aggiudicato due importanti risultati, il Premio della Critica e il Premio per la Miglior Musica Originale.
Travel è un progetto che nasce da una scommessa – dichiara il regista di fama mondiale Giovanni Coda – con allievi che si sono cimentati con impegno in un progetto ambizioso. È un progetto di ricerca che ha voluto dare priorità al gesto danzato nel suo segno contemporaneo. Lo spettatore viene coinvolto dall’interpretazione, asciutta ma carica di significato che Travel vuole narrare. Abbiamo voluto osare partecipando al Festival di Parma, – conclude Coda – doppiamente felici per l’accesso alla finale e la vincita di due importanti premi.
L’uomo trascorre la sua vita in un viaggio perenne – spiega Giovanna Stancampiano – sempre in compagnia della sua valigia, che ad ogni viaggio però diviene sempre più pesante.
Ad un tratto mentre è pronto per un nuovo viaggio, gli viene proibito di muoversi. In questa immobilità forzata, l’uomo inizia a svuotare la sua valigia,
ripensando al passato, le persone incontrate e ai luoghi visitati. Il paradigma – continua la coreografa – è che nel fondo del suo bagaglio trova uno specchio dove si riflette e guardandosi, si accorge che magicamente il viaggio non è finito ma solo iniziato.
E’ stata una grande emozione la vincita dei due premi – dichiara il Presidente della Nuova Università Libera della Sardegna Cristiano Ardau – per il grande impegno profuso dal registra e dalla coreografa, e soprattutto per gli allievi che si sono cimentati in questo corso sperimentale con grande impegno e dedizione. La nostra offerta accademica è trasversale e diversificata e questo importante risultato ci spinge – conclude Ardau – a continuare ad arricchire l’offerta accademica dell’Università della Terza Età, anche come momento di partecipazione attiva alla vita e soddisfacimento di nuovi bisogni.
PROSSIMO EVENTO
presentazione libro
16/12/2023
Direttore artistico Giovanni Coda
Sabato 16 alle 18 spazio alla presentazione del libro “Un’Infanzia Negata”, di Franca Nurchis. L'appuntamento è a cura di Anna Maria Baldussi e Franca Nurchis. È la storia di una vita rovinata dalla guerra e vuole mostrare gli effetti devastanti di un abbandono e ciò che succede quando qualcosa finisce per sempre. La storia è vissuta per tanto tempo nella mia mente e non voglio offrire l’immagine di me, ma offro me stessa, perché attraverso quei luoghi e quei volti scomparsi, non vadano perduti i valori fondanti, consapevoli o no, di un canto di terra, o il silenzio di uno sguardo, che racconta la quotidianità di un rifiuto. A otto mesi la perdita della madre è sempre un evento prematuro, se non innaturale. Non ricordo nulla di quella separazione. È come se il tempo si fosse fermato, il mio corpo avesse respirato per debito di gratitudine e la forza vitale fosse un progetto di crescita sconosciuto. Anche il seme, quando cade dall’albero, trova la terra madre ad accoglierlo, come giustizia di ricompensa. E se la giustizia deve avere un corso, allora dev’esserci continuità»
Già dalla lettura delle prime pagine del libro”Un’infanzia negata” emerge delicata ma con straordinaria determinazione “la mano” di Petulia Surchin, pseudonimo con il quale Franca Nurchis, insegnante a riposo, pittrice e autrice di varie collane di poesie, firma il suo racconto autobiografico che «È la storia di una vita rovinata dalla guerra e vuole mostrare gli effetti devastanti di un abbandono e ciò che succede quando qualcosa finisce per sempre». Bastano ancora poche righe per far esplodere nell’autrice, la voglia di liberarsi di questo enorme dolore, soffocato per tanti anni, quasi a volerlo condividere con il lettore, prendendolo per mano e accompagnarlo in questo tortuoso e sofferto viaggio.
Senza voler raccontare troppi particolari del racconto e senza perdere mai di vista l’immenso dramma messo a fuoco, colpisce la straordinaria descrizione fatta degli anni dell’infanzia vissuta nella “Grande Casa” della zia materna, Lucia, che si prende cura di lei quando rimane orfana, in quel di Guspini, prima del suo “forzato” rientro nella casa paterna, a Cagliari, al termine delle scuole elementari. Spasmodica la ricerca di altre persone che l’accettassero e il “godimento consolatorio che allarga l’anima, crea armonia, di quando pettinavo le ciocche d’argento della zia, e sul viso disordinato delle rughe, cercavo il suo sorriso buono per un fragrante incontro d’affetto. Oh! santo cielo, quel profumo io non l’ho mai dimenticato”. La mano dell’artista regala ancora una volta una lunga serie di quadri che vanno dalla descrizione del tavolo imbandito per il pranzo domenicale con il profumo della carne che inondava tutto l’ambiente, al clangore del carro a buoi del vicino di casa, quando a sera rientrava dalla campagna, gli animali nel giardino, i colori e i profumi dei fiori primaverili e ancora i giochi in strada con le vicine di casa e le compagne di scuola.
Fra le tante amiche, raccontiamo le testimonianze di Iride Peis, tanti anni d’insegnamento alle spalle, autrice di numerosi libri sulle donne di miniera, che con Franca Nurchis ha condiviso quel periodo guspinese «Ho ricordi vivissimi di quel tempo, ma il libro di Franca mi ha riportato alla memoria emozioni sopite, eventi impolverati, nomi, volti di tante persone che non sono più fra noi ma che hanno lasciato tracce» Franca è l’amica di sempre, di ieri, di oggi e di domani e quando l’amicizia dura decenni, è davvero per sempre. Più preziosa di un diamante. Un dono della vita. Se mi guardo indietro, la rivedo nel cortile dell’asilo delle suore salesiane, in un grande girotondo con Gianfranca Cirina, Mariella Murgia, Rina Arixi, Maria Luigia Pusceddu, Edda e Marisa Meloni, Elena Pintor, Egle Matta, Adriana Ruggeri, Rosaria Cadelano, Sandra Poddighe, Antonietta Raccis, Teresa e Maria Bruna Muru, Gisella Garau o sull’altalena che pendeva dal grande albero di acacia, volare in alto con gridolini strozzati.
Tornano alla mente, le recite con suor Lina Argiolas, che pretendeva tutte le battute a memoria senza cantilene. Era sempre presente con il gioco dei tamburelli, dei cerchietti e soprattutto cantava e recitava. Ricordo ancora la voce di mia madre, che l’accoglieva, quando veniva a trovarmi a casa “Vieni Francolina, oh! Francolina come sei carina”. Carina era davvero, con la gonnellina blu a pieghe, il maglioncino bianco candido, col collo a lupetto, scarpe lucide e calzini intonati. Alta, slanciata, portamento elegante, discreta, educata, mai una parola in avanzo. Anche la melanconia dei suoi occhi, la distingueva dalle altre. Allora non sapevo cosa nascondessero, ma a me piacevano tanto. La sua risata contenuta ma spontanea, un po’ gutturale, piacevole, era un’altra caratteristica» sottolinea Iride Peis che riprende «Ricordo la casa di zia Lucia, l’ingresso, sempre in penombra, ordinato, con le tendine alla porta, sul tavolo centrini perfettamente stirati, le sedie intorno, la cucina linda e il bel cortile con vasi di fiori e la piantina della marialuisa, “sa tuedda” del prezzemolo e del basilico, le belle piante da frutto. Franca, nel suo racconto, la chiama la “Grande Casa”, è desiderio di famiglia, di amore. Peccato che in quella gran bella casa non ci fosse un gioco, una fune per saltare, i cerchietti, una bambola… io non ne ricordo uno. Non c’era neanche chiasso in quella casa, né risate, ne rimbrotti. Si parlava a bassa voce come fossimo in chiesa. Una casa di soli adulti, seri, che mettevano in soggezione. Ogni volta che varcavo quella soglia, mi sentivo a disagio. La zia Lucia ci riservava qualche tenero sorriso nel chiedere notizie delle nostre mamme. Tutti noi sapevamo che Franca aveva perduto la mamma Eleonora, in tenera età, durante un bombardamento a Cagliari. Non sapevamo che le mancasse tanto perché era una bambina serena, tranquilla, come mi ricordava Gianfranca Cirina, ripercorrendo queste tappe. La zia Lucia fungeva da madre perché era la sua parente più stretta inquanto sorella della madre di Franca, altro non ci era dato sapere. Trascorremmo tanto bel tempo insieme, tante passeggiate, tante processioni e tante risate. Con la conclusione delle elementari è finita anche la nostra infanzia.
Apprendere che sarebbe tornata a Cagliari, per studiare, ci causò molta sorpresa e dolore. Tornava dal padre, era giusto così. Il nostro gruppo perdeva un pezzo importante. Non ricordo come avvenne il distacco, il saluto, l’arrivederci. Restò solo un grande vuoto e come dice nel libro “Fu un taglio di coltello atroce” anche per noi, le sue amiche. Ciò che è stato il travaglio interiore, nel primo decennio della sua vita e ciò che successe dopo, l’ho dolorosamente appreso dal libro. Ho letto più volte alcune pagine e sono rimasta spesso in apnea con un groppo alla gola».
Franca Nurchis, poetessa e artista cagliaritana con profonda cultura umanistica, ha insegnato Educazione all’immagine nella scuola primaria per bambini portatori di handicap. Le sue poesie sono state presentate per la prima volta nel 2002, insieme alle sue installazioni (legno, sabbia, ossidi) “Lentamente si fece silenzio” al Centro Culturale Man Ray.
Biografia artistica
2015 – Il cantore della luna rossa, Palazzo Viceregio, Cagliari – recital e presentazione libro autrice
2013 – Quando la notte non era, Parola nel mondo, 7° Festival Internazionale di Poesia, Case a Corte, Guspini – recital libro autrice e collezione acrilici (parte integrante dell’Opera)
2012 – Quando la notte non era, Vigne Surrau, Arzachena – presentazione libro autrice
– I cerchi delle streghe, Vigne Surrau Arzachena – installazione (live/multimedia)/ collezione acrilici pittrice
– Quando la notte non era, Promenade du Port, Porto Cervo – recital e presentazione libro autrice
– I cerchi delle streghe, ex Liceo Artistico, Cagliari – installazione (live/multimedia)/ collezione acrilici e recital poesie
2009 – Poesie, Passeggiata coperta Bastione Saint Remy, Comune di Cagliari, Cagliari – serata dedicata all’autrice, recital e presentazione libro
2008 – Poesie, Teatro Civico De Candia, Cagliari – recital libro autrice(e collezione acrilici (parte integrante dell’Opera)
– Imperfetto Futuro – Art in Progress, Centro Comunale Lazzaretto, Cagliari – recital poesie autrice
2005 – Trittico di acrilici, Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea, Fortezza da Basso, Firenze – installazione acrilici pittrice e presentazione libro autrice
2003 – Abiti d’Artista, Man Ray, Cagliari Firenze – esposizione acrilici e installazioni pittrice
– Catarsi, Man Ray, Cagliari – recital poesie autrice
– In eco di memoria, Man Ray, Cagliari – esposizione acrilici pittrice e recital poesie autrice
2002 – Imperfetto Futuro 2002, Man Ray, Cagliari – recital poesie autrice
– Lentamente si fece silenzio, Man Ray, Cagliari – recital poesie autrice e installazioni pittrice
1998 – Immaginarium, Palazzo Viceregio, Cagliari – esposizione acquarelli pittrice in musical show live
La casa editrice: Aipsa edizioni (Cagliari)
Il 1996 è l’anno di nascita dell’attività editoriale che ha mosso i primi passi con Cagliari. Guida ai quartieri storici (6 libretti che hanno avuto fortuna, critica favorevole e qualche premio) e Città sottovoce (collana Riquadri). Oggi l’Aipsa è una srl., con sede a Cagliari in via dei Colombi 31, uno staff composto da tre soci e alcuni insostituibili collaboratori, un ricco catalogo frutto non soltanto di una moltiplicazione numerica, ma di una crescita qualitativa e professionale, di un rafforzamento della presenza sul territorio, di un ancora più forte rapporto con gli autori e i lettori. In Aipsa, infatti, ogni libro nasce in casa, dal progetto editoriale all’avvio in tipografia il libro è una creatura di casa, e continua a esserlo anche quando arriva in libreria, quando ha successo o quando stenta a decollare.
In genere, una casa editrice (qualunque siano le sue dimensioni) si trova di fronte a due percorsi, spesso alternativi: l’Autore in cerca di Editore/l’Editore cerca l’Autore. L’Aipsa ha deciso di percorrerli in parallelo. Questa scelta e l’esigenza di collocare al meglio il binomio libro-autore spiegano il numero delle Collane, la produzione accanto ai libri di periodici (ieri Nur e Nuraghia, oggi Portales, Presente&Futuro, Ammentu), l’attenzione riservata alla lingua sarda, l’interesse per il panorama musicale (da Sona perda sona, dedicato a Pinuccio Sciola, a Billy! dedicato alla vita e alla musica di Roberto Billy Sechi batterista jazz), l’affettuoso sguardo alla città di Cagliari (con autori come Antonio Romagnino, Aquilino Cannas, Giuseppe Podda, Gian Paolo Caredda, per citarne solo alcuni), l’attrazione per i viaggi nella conoscenza e per nuovi percorsi di scoperta, lo spazio dato agli esordienti spesso trascurati perché non “redditizi” o il mantenimento di settori –per esempio la poesia – non sempre premiati dal mercato, per i quali l’Aipsa ha un suo mantra “Non bisogna disperare perché il libro ha vita lunga, talvolta più di una vita”.
PROSSIMO EVENTO
libro :Karma8
20/12/2023
Direttore artistico Giovanni Coda
Questa storia incomincia circa trent’anni fa.
Nel maggio del 1982. Un temperato e ventilato pomeriggio di maggio in una delle terre più belle del mondo: la Sardegna e, con precisione, Cagliari.
I protagonisti sono una banda di dodicenni. Salamandra, Nuccio, Poppi, Nicolino, Io, Valter, Gabriele(detto “Monaco”).
Siamo in un quartiere misto popolare. Per misto popolare intendo che ci abitano sia avanzi di galera che assessori, commercianti che spacciatori, disoccupati che professori universitari. Con case popolari, molte, vicino a lussuosi palazzi e ville.
Dove noi bambini, tutti i bambini, venivamo a contatto,ci strusciavamo (come diceva qualcuno) come le patate, sporcandoci e ripulendoci l’un l’altro.
A scuola, in chiesa, in strada, nei campetti sterrati e nelle piazzette semibuie del quartiere,
PROSSIMO MOSTRA
23/12/2023
Direttore artistico :Giovanni Coda
Il 23 dicembre ore 18.00 si terrà la Vernissage in anteprima per la Social Gallery del nuovo progetto espositivo dell’illustratore Davide Gratziu “Anima Vegetativa”. L’esposizione sarà visibile fino al 5 gennaio 2024 con l'ingresso libero.
“Aristotele afferma che la prima componente dell’anima è quella vegetativa, responsabile della vitalità e del funzionamento del corpo, guidando battito cardiaco, respirazione, alimentazione e riproduzione.” Dall’origine della vita germogliano esseri umani e esseri viventi. Sebbene nasciamo in modo simile, la nostra crescita ci rende unici, ma talvolta questo ci allontana, creando distacco e differenze. La diversità, pur conferendoci unicità, può anche generare sofferenza, portandoci a percepire un distacco che potrebbe essere più immaginario che reale. La sofferenza causata dal distacco e dalla diversità può essere trasformata in speranza, trovando il senso più profondo attraverso la connessione con la fonte di vita originaria: la Madre Terra. I dipinti, realizzati con tecnica mista, si compongono con lo stesso processo con cui un albero costruisce la sua corteccia. La matita costituisce la base del lavoro, l’acquerello si muove elegantemente con la punta del pennello, creando macchie d’acqua sui volti, sulle piante e nello sfondo. I contrasti vengono enfatizzati dalle chine, mentre il bianco degli occhi conferisce la saturazione definitiva. Una luce chiara illumina i volti rappresentati, spesso rivolti con lo sguardo a chi li osserva.
Davide Gratziu, nato nel 1989 a Cagliari, ha studiato grafica presso il liceo artistico statale Foiso Fois ed è laureato in grafica d'arte ed illustrazione presso l'Accademia di Belle Arti.
Specializzatosi in Illustrazione Editoriale, ha affinato varie tecniche artistiche, dalle tradizionali come acquerello e pastelli, a quelle digitali.
Dopo gli studi, ha portato la sua arte a Firenze, dove ha lavorato come artista, insegnante e organizzatore di eventi artistici.
La mostra si inquadra all’interno del "Festival V-art Festival Internazionale Immagine d’Autore e del proetto V-Art - Quartu Exposition III parte" sotta la direzione di Giovanni Coda e con gli allestimenti a cura di Davide Gratizu.
Clicca play nella freccia in basso e collegati con il Tour virtuale capace di farti visitare la mostra comodamente dal tuo pc, o tablet o cellulare e se hai i visori Vr della Ocolus guest puoi immergerti in 3d
PROSSIMO EVENTO
28/12/2023
Direttore artistico :Giovanni Coda
Nuovo appuntamento presso lo spazio espositivo quartese “The Social Gallery”. Giovedì 28 dicembre ’23 alle 18.30 è in programma la presentazione del nuovo album di Andrea Andrillo. Nell’occasione dialogherà con l’autore Marcello Cadeddu.
Il nuovo disco del cantautore Andrea Andrillo si intitola Bella Cantendi. È un'opera di musica militante e impegnata che piacerebbe al giovane Antonio Gramsci di “Odio gli indifferenti”. Andrillo non si limita a scrivere canzoni, ma le trasforma in una mappa, in un percorso da seguire per scoprire il senso della sua opera. Non si tratta di un “concept album”, dove le canzoni sono legate da un tema o da una narrazione, ma di un “path” o “map album”, dove le canzoni sono legate da una direzione, da una via da percorrere.
Andrillo gioca con le canzoni, le monta e le rimonta, creando nuove strade e nuovi significati, e utilizzando le canzoni come materiale di costruzione che dà forma diversa all'album a seconda dell'ordine in cui sono inserite. “Bella Cantendi” racconta le storie di chi ha subito violenza e discriminazione per il suo modo di essere, di amare, di esprimersi.
Persone che non sono state ascoltate né rispettate dalla società, e che sono diventate famose solo per il loro destino crudele.
L’album vuole rendere omaggio a queste vittime dell’ignoranza e dell’odio, e far sentire la loro voce che è stata soffocata da pregiudizi e intolleranza. È un disco che sfida l'ascoltatore a seguire il percorso di Andrea Andrillo, a scoprire le sue visioni e le sue passioni, a partecipare alla sua musica e al suo impegno umano e civile.
L’autore in questi ultimi 5 anni ha portato la sua musica in giro, ha sfornato 4 album, ha mischiato lingue e suoni, è sopravvissuto a due embolie polmonari, ha vinto un Premio Cervo nel 2021, ha ricevuto il premio della critica al Parodi 2 mesi fa e ha preso la sua parte del nastro d'argento che la colonna sonora del film di Jo Coda "La sposa nel vento" ha ricevuto per la "Best Soundtrack" al New York Film Festival di pochi giorni fa.
PROSSIMO MOSTRA
06-01/ 13-01 2024
Direttore artistico :Giovanni Coda
Continuano i progetti espositivi nella Social Gallery in via Eligio Porcu 43. Il 6 gennaio alle ore 18.00 sarà inaugurata il nuovo progetto con il titolo “Meditativa” della pittrice Emanuela Puddu. L’esposizione sarà visibile fino al 13 gennaio 2024 con l'ingresso libero.
“Da quando ho memoria ho avuto una naturale inclinazione al disegno, alla pittura e alla realizzazione. Per me dipingere è essere: provo gioia e divertimento, un’esigenza sia fisica che mentale che mi completa perfettamente. Il mio percorso artistico è stato influenzato, soprattutto durante la mia formazione, da docenti unici, rari e generosi, dai quali ho carpito con avidità quanto era possibile.” Amante dell’arte e del colore da sempre, Emanuela Puddu ha frequentato il liceo artistico – sezione architettura – fino a diventare un’apprezzata Interior Designer. Incontri e condivisioni culturali – con artisti sardi e nazionali – hanno definito le sue caratteristiche pittoriche consolidando la sua arte nel panorama dominato dal cromatismo. Obiettivo della sua pittura è quello di esprimere emozioni, desideri e fragilità dell’essere umano filtrate attraverso un segno che lei stessa definisce “meditativo”. Amante della pittura ad olio, predilige – per le sue opere – corposità compositiva e lucentezza.
PROSSIMO MOSTRA
20-01/ 10-02 2024
Direttore artistico :Giovanni Coda
Sabato 20 gennaio alle ore 18.00 sarà inaugurata la mostra “Cromatica” della pittrice Rosanna Rossi presso la Social Gallery in via Eligio Porcu. L’esposizione sarà visibile fino al 10 febbraio 2024, ingresso gratuito.
“Cromatica” di Rosanna Rossi, attraverso la serie Sonatine concepite a gruppi di tre, riassume i caratteri peculiari della ricerca della più grande artista sarda vivente; dirette discendenti delle Forme Sonate (2005), arrivano a un quindicennio di distanza da queste ultime e, al pari delle stesse, sono ordite per variazioni cromatiche, declinate nei toni dei blu, dei rossi, dei gialli e dei verdi fino alle massime sfumature. Texture su un unico tema compositivo che variano d’intensità cromatica, sono il risultato di pennellate di fondo perfettamente calibrate, date per velature e scandite dalla linea ripartita in punta di pennello, come modulo reiterabile all’infinito. Precisione chirurgica e rigore compositivo, mai assoluto poiché incline a valori emozionali, danno luogo a sinfonie cromatiche. Un ritmo segnico continuo che richiama composizioni musicali, brulicanti tessiture dalle inesauribili rifrazioni luministiche che obbligano lo sguardo a percorrerne tutta la superficie cromatica. Due Tondi di più grandi dimensioni fanno da contraltare alle Sonatine. Il primo sui toni dell’azzurro, al limite del monocromo, che acquisisce la parvenza del velluto; mentre il secondo, muovendo dal blu intenso, sfuma per dare spazio ai toni dell’ocra che s’infittiscono gradualmente fino al margine inferiore. Il tondo, simbolo di ciclicità armonia e perfezione, per l’artista assume una valenza di sacralità. L’arte di Rosanna Rossi è una inesauribile ricerca fatta di continua sperimentazione che si protrae da quasi sessant’anni, segnata da importanti esposizioni in tutta la penisola e dal sostegno di noti storici dell’arte. Roberta Vanali
"È con sincero piacere che accolgo a Quartu Rosanna Rossi e la sua mostra Cromatica, ospitata nello spazio “The Social Gallery”. Celebrare un’artista straordinaria, sarda incidentalmente, nel senso che queste opere dialogano con il mondo e parlano un linguaggio cosmopolita, è an-che l’occasione per riflettere sul ruolo dei Comuni nella divulgazione dell’arte e della bellezza, soprattutto. Come scriveva Maria Montessori: «È la bellezza in tutte le sue forme che aiuta l’uomo interiore a crescere"
Graziano Milia – Sindaco di Quartu Sant’Elena
"Benvenuti alla mostra dedicata a una delle artiste più influenti e significative del nostro tempo. Attra-verso le sue opere straordinarie, Rosanna Rossi ha plasmato e trasformato il mondo dell’arte in Sardegna, lasciando un’impronta indelebile che continua a ispirare e sfidare le nuove generazioni."
Giovanni Coda – Direttore della Social Gallery
Rosanna Rossi nasce nel 1937 a Cagliari dove vive e lavora. Compiuti gli studi presso L’istituto d’Arte Zileri di Roma rientra nell’isola nel 1958. Dopo le prime esperienze all’interno delle attività di Studio 58, caratterizzate da una figurazione espressiva, alterata da suggestioni materiche, la sua ricerca si orienta nel decennio successivo verso un’astrazione che fa interagire reminiscenze naturalistiche nell’uso del colore con le connotazioni segniche di matrice informale.
Gli sviluppi successivi, pur con periodici sconfinamenti nell’ambito del ready-made, mantengono questa ambivalenza progettuale, oscillando costantemente tra un ordine costruttivo di ascendenza concreta e soluzioni materico-espressive dell’astrazione neoinformale.
Docente al liceo artistico dal 1968 al 1983, ha insegnato in vari corsi di specializzazione e dal 1984 al 1990 all’Istituto Europeo di Design.
Dal 1970 inizia a occuparsi di installazioni permanenti in spazi pubblici. Il suo lavoro continua a scandagliare i linguaggi tradizionali ma all’interno di una figurazione inusitata.
In parallelo al proprio linguaggio pittorico identifica nuove possibilità espressive ottenute con materiali poveri, trovati, diversamente utilizzati, scavalca la tradizione precedentemente espressa.
La mostra si inquadra all’interno del "Festival V-art Festival Internazionale Immagine d’Autore e del proetto V-Art - Quartu Exposition III parte" sotta la direzione di Giovanni Coda con la Curatela Roberta Vanali e gli allestimenti a cura di Davide Gratziu.
Gli orari della mostra: dal martedì al sabato dalle ore 17.00 alle ore 20.00. Per informazioni e prenotazioni si può scrivere una mail a: thesocialgallery.exposition@gmail.com
Clicca play nella freccia in basso e collegati con il Tour virtuale capace di farti visitare la mostra comodamente dal tuo pc, o tablet o cellulare e se hai i visori Vr della Ocolus guest puoi immergerti in 3d
"Clicca sul pallino rosso per vedere il video su you tube."
Rosanna Rossi
PROSSIMO EVENTO
27-01-2024
Direttore artistico :Giovanni Coda
Presso la Social Gallery nuovo appuntamento con il ‘V-ART’, Festival Internazionale dell’immagine d’autore, in occasione della Giornata della Memoria.
Sabato 27 gennaio alle 18.30 verrà infatti proiettato e raccontato ‘Il rosa nudo’, film del regista, e direttore dello spazio aggregativo di via Porcu, Giovanni Coda.
Nell’occasione dialogherà con Jo l’autore Duilio Caocci, con interventi di Sergio Anrò.
‘Il Rosa Nudo’ ha debuttato al Torino Lgbt Film Festival diretto da Giovanni Minerba ed è stato presentato alla 70ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (Queer Lion Awards), riscuotendo un ottimo successo a livello internazionale. La pellicola si è aggiudicata, tra gli altri, il prestigioso “Gold Jury Award” al Social Justice Film Festival di Seattle, il “Best International Feature Film” all’Underground Film Festival di Melbourne e il prestigioso “Film For Peace Award” all’Independent Film Festival di Gothenburg.
Tra le milioni di vittime colpite dalla follia nazista nel periodo della Seconda Guerra Mondiale il francese Pierre Seel, il 13 maggio 1941, fu deportato dai tedeschi e internato nel campo di concentramento di Schirmeck, a 30 km da Strasburgo, dove subì torture e violenze a causa del suo orientamento sessuale. Sopravvissuto a questa esperienza terrificante, Seel, dopo la fine del conflitto, nel tentativo di dare un nuovo senso alla sua vita, si sposò e divenne padre. Nel 1982, però, fu il primo a denunciare le terribili vicende che lo accomunarono a migliaia di altri omosessuali, marchiati come lui con il triangolo rosa: un coming out clamoroso che aggiunse altro orrore all'orrore.
Il Rosa Nudo, prendendo spunto dalla sua autobiografia ‘Moi, Pierre Seel, déporté homosexuel’, racconta in maniera teatrale ed evocativa l'Omocausto, soffermandosi anche sulle teorie scientifiche per la cura dell'omosessualità di Carl Peter Veernet, che aprirono di fatto la strada alle persecuzioni naziste.
Cast:
Gianni Dettori, Italo Medda, Sergio Anrò, Gianni Loi, Mattia Casanova, Francesco Ottonello, Mauro Ferrari, Luca Catalano, Lorena Piccapietra, Assunta Pittaluga, Carlo Porru, Cricot Teatro
Produttori /Producers
Emilio Milia, Giovanni Coda
Produzione / Production
ReindeerCatSolutions, Labor Cinema, V-Art Festival
ARTISTI
(THE SOCIAL GALLERY )
ARTISTI
Giovanni Coda
Gianluca Chiai
Josephine Sassu
Giusy Calia
Antonio Pillitu
Davide Gratziu
Rosanna Rossi
Emanuela Puddu
The Social Gallery
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